“Un vocabolario di arti e mestieri raccontate con spoglia poeticità da un gruppo di statue di gesso che all’improvviso si animano e ci guidano, attraverso un calcolato percorso, a visitare gli angoli più suggestivi della città e, insieme, i nostri ricordi, i luoghi di un’infanzia spensierata.”

“Immagini oniriche che raccontano i gesti del lavoro di una civiltà scoparsa, quella contadina e artigianale legata alle nostre antiche memorie. Immagini rese ancora più struggenti dalle voci che recitano brani da Lavorare stanca di Cesare Pavese.”

“Spettacolo struggente fatto di atmosfere distese, di suggestioni arcane, con risultati estetici di grande purezza formale.”

“Rumori, immagini, ricordi, sogni, riconducibili alla vita privata di ognuno di noi. Attraverso un percorso nella memoria rivivono, si trasformano, ci parlano le pietre e i luoghi della nostra infanzia, dal nostro presente al nostro futuro.”